Perché i giocatori di tennis e padel hanno bisogno del chiropratico?

Lo sport, in generale, richiede una struttura forte e sana per poter ottenere performance ottimali. Sia gli atleti professionisti che amatoriali necessitano di equilibrio fisico e mentale per poter esprimere al massimo le proprie potenzialità, per il maggior tempo possibile e senza incombere in infortuni più o meno gravi che possano limitarne l’attività o la costanza.

Ogni tipo di sport, va ad aumentare lo stress fisico, producendo piccoli e continui microtraumi alle diverse strutture interessate dallo sforzo che, se non prevenuti o trattati in modo corretto, possono poi sfociare in macro-traumi con conseguenti lesioni più o meno gravi.

Come risaputo, i trattamenti chiropratici sono un eccellente aiuto e supporto nella prevenzione e risoluzione di continui microtraumi permettendo il ripristino del corretto funzionamento e la corretta comunicazione tra mente e corpo e viceversa.

Occorre però considerare un altro aspetto fondamentale del funzionamento del nostro corpo: l’emisfero cerebrale destro controlla la parte sinistra del nostro corpo, nonché le aree più artistiche; l’emisfero sinistro invece controlla la parte destra del nostro corpo per gli aspetti più matematici e i dettagli emozionali dello stress quotidiano. Quindi, per poter essere più completi e performanti, è importante il corretto funzionamento di entrambi gli emisferi, per evitare disequilibrio e quindi disfunzione.

Come risaputo, il cervello controlla qualsiasi struttura e funzione del nostro corpo: le articolazioni, l’equilibrio, l’attivazione muscolare, la concentrazione, il focus visivo, la concezione del tempo e dello spazio, il riposo ed il recupero. Però come è noto, le sublussazioni vertebrali diminuiscono drasticamente queste funzioni cerebrali fondamentali impedendo la corretta connessione tra cervello e corpo e quindi la conseguente diminuzione delle funzioni fisiche.

Come si può quindi sperare di poter praticare sport o competere avendo sempre il freno a mano tirato?

Gli atleti professionisti si rivolgono alla chiropratica per potere essere performanti e per poter prevenire gli infortuni.

Per fare qualche esempio, ne hanno usufruito atleti del calibro di Michael Jordan, Tiger Woods, Serena Williams, mentre ne usufruiscono costantemente Novak Djokovic e Jannik Sinner.

Nei tennisti di élite è molto comune e di fatto si riporta, ad esempio, che Andy Murray, Stan Wawrinka, Fabio Fognini e molti tra i più famosi tennisti professionisti, usufruiscono regolarmente di trattamenti chiropratici.

Come istruttore di tennis e padel, ex tennista agonista ed attuale tennista amatoriale, nonché chiropratico, posso spiegare come e perché la chiropratica è fondamentale per i giocatori di tennis e di padel.

Sinner si affida alla chiropratica

Dal punto di vista fisico e biomeccanico, il tennis è uno sport di impatto asimmetrico e ripetizione continua dei gesti.

Cosa comporta al nostro fisico? Poiché lo scopo del gioco è il corretto impatto con la palla, questo comporta una continua e forte sollecitazione delle articolazioni dell’arto superiore.

Inoltre, si deve considerare, che oltre alle sollecitazioni biomeccaniche dell’impatto della palla con la racchetta, si deve generare altra forza per dare velocità e peso alla palla per rendere il colpo efficace.

In aggiunta si devono considerare le vibrazioni prodotte dagli attrezzi nel momento di impatto con la palla. Queste sono più accentuate nel tennis data la presenza delle corde nella racchetta e più contenute nel padel.

La vibrazione è un importante stimolo sia a livello articolare che a livello neurologico. Ogni colpo produce una vibrazione che dalla racchetta si trasferisce all’arto superiore e, per mezzo del plesso brachiale ed i recettori neurologici, risale lungo la colonna cervicale arrivando al cervello sottoforma di impulso elettrico, che va a stimolare determinate aree cerebrali.

Queste vibrazioni accelerano anch’esse il processo di degenerazione articolare. Infatti, in tennisti e padelisti è molto comune l’artrosi prematura, soprattutto nelle dita delle mani, gomiti e spalle. Inoltre, a causa degli spostamenti, dei repentini cambi di direzione, delle violente frenate e della grande forza esercitata dagli arti inferiori, l’artrosi prematura è molto comune a livello delle anche e ginocchia.

Gomito del tennista

In questo contesto, sono molto frequenti gli infortuni alle caviglie, lesioni alle ginocchia, problemi cronici di tendiniti e tendinopatie, oltre a problemi specifici dello sport tennistico come l’epicondilite laterale (gomito del tennista) ed epitrocleite o epicondilite mediale (gomito del golfista). A proposito di quest’ultima, anche se definita “gomito del golfista” perché dovuta alla continua estensione dei gomiti, si manifesta più comunemente in giocatori di tennis e di padel a causa della violenta estensione e pronazione dell’avambraccio in colpi come servizio (nel tennis) e smash.

Non dobbiamo poi dimenticarci che il tennis si gioca su molte superfici, tra cui il cemento, che va a stressare molto le articolazioni delle caviglie e delle ginocchia e spesso, per ammortizzare, frenare, ripartire e saltare, i tendini dei muscoli tibiali e peronei che, per le continue sollecitazioni, tendono ad infiammarsi. Stessa cosa vale per il padel poiché l’erba sintetica è una superficie impegna e sollecita parecchio i tendini.

Come appurato, per evitare continui stop o la cronicità di alcuni di queste lesioni o infortuni, la prevenzione deve divenire un tassello fondamentale nella vita di un atleta.

Infatti, gli sportivi oltre all’allenamento ed agli esercizi di prevenzione, hanno bisogno di trattamenti mirati per poter mantenere il perfetto equilibrio interiore e mantenere inalterate le funzionalità corporee.

Analizziamo ora un po’ più nello specifico l’aspetto neurologico. Il tennis e il padel sono sport unilaterali, dipendenti dal braccio dominante, che prevedono l’utilizzo di un lato del corpo più dell’altro. Come già accennato, l’emisfero cerebrale destro invia segnali e ne riceve di ritorno dalla parte sinistra del corpo e, viceversa l’emisfero sinistro li invia e li riceve dalla parte destra del corpo.

Di conseguenza, se si utilizza maggiormente una parte del corpo rispetto all’altra, anche un emisfero sarà più sviluppato e stimolato dell’altro.

Questo può comportare comunemente sia l’overload di un emisfero cerebrale, dovuto alle troppe informazioni ricevute ed i troppi segnali inviati causandone la successiva inibizione, oppure un maggiore sviluppo di un emisfero rispetto all’altro, comportando l’inibizione di quest’ultimo per non essere correttamente stimolato. In ogni caso, questo genera un grande disequilibrio neurologico che causa una grossa limitazione dal punto di vista della neurologia funzionale e la conseguente ridotta funzionalità del corpo.

Ragionando in termini semplici, usiamo come esempio la batteria del telefono cellulare. Supponiamo quindi di prendere due telefoni uguali e dello stesso modello. Inizieremo ad usarli nello stesso modo, ricaricandoli allo stesso modo e con gli stessi files installati.

Adesso immaginiamo di iniziare ad usarne solo uno, iniziando a riempirne la memoria e quindi scaricando la batteria e ricaricandola più frequentemente. L’altro invece lo lasciamo acceso, senza usarlo, fino a quando si spegnerà e non verrà più ricaricato.

Risultato, un telefono avrà la batteria nuova, la memoria quasi vuota, ma inattivo. Con il tempo si deteriorerà e le prestazioni non potranno più essere le stesse. L’altro invece avrà la batteria usurata, che durerà sempre meno e la memoria quasi piena.

Questo ne comporterà l’alterazione delle funzioni, il surriscaldamento e quindi il deterioramento dei materiali ed un notevole calo delle prestazioni. Quest’ultimo esempio è paragonabile all’emisfero ed al lato del corpo dominanti, mentre il precedente è paragonabile all’altro emisfero ed all’altro lato del corpo.

Per cui, l’emisfero ed il lato del corpo dominanti richiedono un trattamento volto a rigenerare e ristabilire l’ordine mentre l’emisfero non dominante necessiterà di ricevere stimoli che lo possano riattivare.

Non è tutto, nel tennis e nel padel l’equilibrio, la reattività e la coordinazione sono indispensabili. In caso di deficit funzionali a livello neurologico questi tre fattori sono i primi che vengono meno.

Per questo motivo, noi chiropratici utilizziamo e testiamo questi tre fattori quotidianamente come parametri di valutazione del paziente per cercare e trovare le disfunzioni neurologiche e le sublussazioni vertebrali.

Con il trattamento chiropratico si aumentano in maniera significativa la reattività, l’equilibrio e la coordinazione grazie agli impulsi che concorrono a stimolare le specifiche strutture per riequilibrare le funzioni neurologiche e del corpo.

Nello specifico, la coordinazione e l’equilibrio sono controllati maggiormente dal cervelletto che viene stimolato maggiormente con gli aggiustamenti periferici e quindi delle estremità.

Serena Williams si affida alla chiropratica

Andando a trattare appunto gli arti inferiori e superiori si rallenta il processo di usura e degenerazione, si stimola il cervelletto e quindi si aumentano coordinazione ed equilibrio. In questo modo si migliora anche la propriocezione, controllata anch’essa da cervello e cervelletto.

La propriocezione è molto utile in questi sport perché ci permette di orientare il corpo nel tempo e nello spazio, è fondamentale nella ricerca della palla e nel calcolare le traiettorie e velocità della palla e, conseguentemente, adattare i movimenti, i tempi d’impatto della palla ed il controllo dell’attrezzo.

In conclusione, la chiropratica è essenziale anche per tennisti e giocatori di padel per prevenire infortuni di diverso genere e la prematura degenerazione articolare. Inoltre, aiuta a migliorare le prestazioni, la reattività, l’attenzione e la concentrazione. Se giochi a tennis o padel vai dal chiropratico, percepirai un cambio enorme ed un beneficio fisico e mentale dal quale difficilmente vorrai separarti.

Alessio Sudati, D.C.

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